martedì 28 dicembre 2010

Tirando le somme...


Non sono mai stato il tipo da fare bilanci della mia vita, ma l'anno che si sta per concludere è stato tanto denso di novità da impormi almeno qualche considerazione. Di certo il 2010 me lo ricorderò come l'anno della nuova casa, del nuovo indirizzo e della mia nuova convivente. Se mai dovrò, o dovremo, associare quest'anno a qualcosa sarà sempre comunque a questo ed agli sforzi compiuti, e non ancora finiti, per mettere su casa nostra. Dire che questo è fonte di soddisfazione è usare un eufemismo. E' stato un periodo intenso dal punto di vista sia fisico che emozionale e mi ha riempito di piccole, grandi gioie che ancora oggi non cessano di sorprendermi.
Il 2010 per me è stato anche il primo anno da no smoker. Fra pochi giorni saranno passati 12 mesi esatti e a distanza di un periodo ormai consistente di tempo, mi sono reso conto di quanto abbia rimosso in maniera quasi totale le sigarette dalla mia vita (il quasi non significa che ne fumo ancora una ogni tanto, ma che conosco ancora un sacco di gente che fuma). Parlando con Laura qualche sera fa abbiamo constatato quanto abbiamo soltanto lontani e vaghi ricordi di me con la sigaretta in bocca, quasi non fosse mai successo... e non ero proprio un fumatore da poco! Questo probabilmente dà la misura di quanto non fosse di alcun aiuto fumare nè per me nè per chi mi sta intorno. Ho tentato di tirarmi dietro qualcuno in questa cosa, e ho notato con piacere che a distanza di tempo qualcuno ha preso spunto. Se poi non fossi stato io l'ispiratore poco male, ciò che conta è il risultato.
Nel bagaglio di esperienze del 2010 devo sicuramente mettere dentro tante altre cose, positive e non. La mia bici con cui ho fatto per la prima volta un po' di strada, il fatto che dopo tanti viaggi quest'anno non siamo andati in vacanza, i cambiamenti sul lavoro non privi di difficoltà e di certo non ancora finiti, oltre tante altre piccole conquiste e avversità... Se mi fermo a pensare un momento mi sento però di archiviare l'anno scorso come un anno importante della mia vita e sicuramente, sotto molti punti di vista, più che ben riuscito.
Ora sorge un problema che qualsiasi professore di economia può sottolineare come un'annosa questione che impegna da sempre cervelli illustri. Quando il trend di "un'azienda" è positivo, quali sono i mezzi che abbiamo per mantenerlo tale? Davvero non lo so. Forse un anno fa neanche io mi aspettavo che oggi sarei stato qui a compiacermi di come sia andata. Di certo ero turbato dalle stesse ragionevoli incertezze che mi ronzano nella testa in questo momento. L'unica cosa che penso ci sia data di fare è di cercare di far tornare i piccoli conti della nostra esistenza, essendo consapevoli che non è umano che questo avvenga quotidianamente. La cosa migliore probabilmente è accettare che non sempre si possa chiudere un cerchio perfetto. Dobbiamo adattarci al fatto che tirate le somme il risultato potrebbe non essere quello che ci aspettavamo, ma che per questo non debba per forza essere meno soddisfacente.

martedì 12 ottobre 2010

The bride's driver

Non so se sia il mio stile di guida o un semplice fatto attitudinale. Forse a questo punto si è sparsa la voce e i miei amici mi vedono bene in questo ruolo, fatto sta che quest'anno sono giunto alla mia quinta uscita da autista di matrimoni e ormai posso dire di avere una certa esperienza. Ogni volta che mi viene chiesto sono sempre molto entusiasta della cosa perchè la vedo come una grande opportunità di passare del tempo prezioso con degli amici, in momenti unici ed estremamente privati. Per questo accetto sempre con grande gioia questo ruolo, malgrado le giustificate proteste di Laura che rimane orfana della mia presenza, almeno fino al post ricevimento. Esclusa questa piccola parentesi negativa, è davvero sempre un piacere poter partecipare, in maniera discreta e marginale ovviamente, ad un momento tanto bello nella vita di persone care. La cosa più emozionante è sempre il primo tragitto con la sposa e il papà. In quel frangente la tensione e l'emozione si manifestano nei modi più disparati. Ho visto papà impenetrabili diventare sensibili e commossi come delle liceali. Ho visto papà ammutoliti e spaesati, papà sudati e papà che si davano un tono dissimulando una palese agitazione. Ho visto spose serie determinate e sicure di sè, così come ho visto piccole ansie, batticuore, lacrimucce che scendono e "oddio se adesso mi cola il trucco cosa faccio?!?".
E' bello arrivare sul piazzale della chiesa mentre uno stuolo di persone schierate in semicerchio aspetta la sposa. Quel filino di tensione da entrata attraverso i paracarri dura appena qualche secondo. Qualche attimo in più se la macchina in questione non è mia, ma c'è sempre un Kecco o un Giovannone di turno che ti fanno un cenno rassicurante tipo "vieni dritto così che vai bene" e la figuraccia è scongiurata. Consegnata la sposa al suo promesso e parcheggiata la vettura con l'orto botanico sul cofano, il bravo autista si può rilassare e si gode la cerimonia come tutti. Poi ci sono il riso, le foto, i baci e gli abbracci, l'aperitivo volante nel chiostro o sul piazzale, finchè gli invitati si avviano al ricevimento e rimango di nuovo solo con i festeggiati, entrambi questa volta. Anche questo è un momento molto particolare in cui si godono la loro prima tranquillità da marito e moglie e io cerco di non disturbare. Se posso allieto il tragitto con un aperitivo o un po' di musica e sbircio dallo specchietto sorrisi e sguardi felici. Quando si arriva a destinazione posso rilassarmi anche io, il mio compito è finito e comincia la festa. Io mi compiaccio del fatto che sia andato tutto bene e mi rammarico che sia già finito qualcosa che comunque sarà indimenticabile anche nella mia memoria. Tra poco potrebbe toccare a noi dover scegliere un autista delle grandi occasioni, quindi chiunque sarà il prescelto dovrà ricordarsi che, essendo pratico del ruolo, sarò un "cliente" molto esigente.

martedì 20 luglio 2010

W LA BIGA!


A questo punto è ora di parlarne. Non l'ho fatto fin qui per scaramanzia, per paura che parlarne potesse far succedere qualcosa che poi mi avrebbe rallentato, lasciando la cosa campata per aria. Per questo motivo all'inizio dell'anno mi sono detto " se quest'anno faccio almeno 2000 km pubblico l'argomento, altrimenti no!". Ora che i km sono già quasi 2500 devo mantenere la promessa che mi ero fatto. Eccomi qui a parlare di questa ultima grande passione, che in realtà tanto ultima non è.
Ho sempre avuto un rapporto d'amore con la bicicletta, fin da bambino. Come spesso succede però, le grandi passioni possono portare anche a lunghe fratture e periodi di lontananza interminabili. Così mi è successo quando, appesa la mia vecchia mountain bike al chiodo all'età di 18 anni, dopo avventurose estati di ciclocross e cronoscalate sulle mie care Dolomiti, è cominciato un periodo di riluttanza verso i pedali tanto da non farmi neanche possedere una bicicletta per andare in centro a fare compere. Macchina o scooter, non c'erano alternative. Attribuisco questa situazione ad un impigrirsi progressivo della mia persona, dovuto più che altro all'affaticamento che qualsiasi, benchè minima, attività motoria generasse in un fumatore accanito quale sono stato io fino a quest'anno. L'inizio della bici e la fine del fumo sono legati a doppia mandata l'una all'altra, su questo non si discute. Fatto sta che, come dice il buon Antonello in una delle sue urlatissime rime baciate "certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", ho avuto il mio ritorno di fiamma per le due ruote non motorizzate.
La cosa è stata graduale. Prima per il mio 31esimo compleanno il buon Gianca mi ha regalato una bella bici da uomo, nera, elegante buona per tantissime occasioni. Questo mi ha permesso di riavvicinarmi un po' al piacere di inforcare la bicicletta. La svolta vera e propria però, risale all'estate scorsa, quando Laura, da sempre amante della bici e sempre motivata a fare qualcosa per la mia salute, ha deciso di cominciare a tarlarmi con la bici da corsa: "Perchè non ci compriamo le bici da corsa? Pensa che bello se avessimo le bici da corsa. Dai che ci compriamo le bici da corsa!". Dopo una mia iniziale e falsamente categorica avversione, mi sono lasciato coinvolgere nuovamente dal mezzo che fin da bambino mi aveva affascinato. Ricordo bene quando la bici era il regalo della promozione a scuola, era sinonimo di indipendenza, sinonimo di estate. Un po' con lo stesso spirito l'estate scorsa ho vissuto l'emozione meravigliosa di entrare in un negozio di biciclette, come facevo con mamma e papà, per scegliere quella giusta, con quel fregolo di emozione che ti viene quando stai per scartare un bel regalo tanto atteso.
Da quel giorno la Betta (questo il nome di battesimo) è entrata nella mia vita in maniera costante e continuata. Durante l'estate scorsa ho preso confidenza col mezzo, poi da questo inverno ho cominciato a fare sul serio nella stessa settimana in cui ho smesso di fumare, non a caso pubblico questo post a 6 mesi dal 20 Gennaio 2010, il giorno dell'ultima sigaretta! Quindi nel tempo trascorso da fine gennaio a oggi il conteggio da fare è 2500 km di bicicletta e 0 sigarette. La strada da fare sulla via della ciclo amatorialità è ancora molto lunga, io sto cercando di percorrerla per gradi, grazie ai consigli del mio coach personale Ivo, che mi segue a distanza suggerendomi allenamenti e percorsi, mi pongo piccoli obiettivi da raggiungere poco alla volta. Il primo l'ho raggiunto e celebrato con questo post, il prossimo, ovviamente, lo tengo per me promettendo a me stesso e a chi legge, di pubblicarlo non appena si sarà concretizzato.
Intanto aggiungo un piccolo decalogo del ciclista principiante, che ho maturato in questi mesi di km pedalati in sella al mio fedele destriero a 20 rapporti.

lunedì 12 luglio 2010

E Spagna fu!

Qualcuno doveva aggiudicarsi l'eredità azzurra, lasciata incustodita con così tanta scempiaggine calcistica dalla nostra delegazione in Sudafrica e alla fine è toccato alla Spagna. Ieri sera l'ex capitano Cannavaro ha consegnato mestamente la coppa dorata, nel tentativo FIFA di rimediare all'ennesima figuraccia di Blatter prima dell'inizio del mondiale, mettendo la parola fine ad un capitolo comunque indimenticabile della nostra storia calcistica. Diciamoci la verità: qualcuno ha mai pensato solo per un secondo che l'Italia potesse vincere questo mondiale? Io no. Non lo dico col senno di poi come un "te l'avevo detto" dei più scontati, ma semplicemente si vedeva in partenza che l'Italia non aveva i numeri per partecipare a questo mondiale da protagonista. Senza addentrarsi nelle mancate convocazioni, nella rosa sbagliata o in considerazioni che lascio ai CT da bar, bastavano gli sguardi degli undici in campo, la scarsa convinzione del pre-mondiale a farci capire che non saremmo andati lontano. Poi noi facciamo le cose all'Italiana, arrivando ultimi in quello che probabilmente era il girone più facile di tutto il mondiale, ma si sa, le cose o le facciamo in grande stile o non le facciamo. Passare il turno ed uscire agli ottavi o ai quarti sarebbe stato troppo banale, meglio uscire subito e con il botto. La cosa positiva è che sia arrivato un nuovo campione del mondo, meglio che vecchie conoscenze già pluridecorate per cui non nutro grandissima simpatia. Bella la finale inedita e tutta europea, bella sulla carta intendo, perchè a livello di gioco è stata una noia, bello però un po' tutto il mondiale che se anche non ci ha fatto vedere un calcio meraviglioso, ci ha fatto vivere partite intense e divertenti soprattutto nei minuti finali, con qualche recupero all'ultimo minuto e qualche rimonta rocambolesca (che belli i termini aulici alla Bruno Pizzul!!!). Bello il fatto che il primo mondiale africano abbia visto un nuovo campione del mondo, anche se, romanticamente, sarebbe stato bello vedere il Ghana in semifinale, che ha mancato per questione di millimetri. Questo mondiale lascerà meno amarezza e meno fastidio di altre edizioni (tipo la farsa del 2002) e ce lo ricorderemo per una serie di cose più o meno spiacevoli a partire dalle vuvuzelas, per arrivare fino al polipo Italo-tedesco (si è scoperto che è stato pescato all'isola d'Elba), oracolo dei risultati calcistici.
Da oggi torneremo a parlare del calcio di casa nostra, del mercato, di chi va e di chi resta, di derby e di coppe, orfani di quell'atmosfera mondiale che, per gli eterni ragazzini come me, ti riporta sempre un po' alle estati di 20 anni fa, quando le partite in tv erano solo quelle della Nazionale e poche altre. La magia del ritrovo calcistico la vivevi solo in pochissime circostanze e questo permette di fissare ricordi di luoghi e persone che altrimenti avresti dimenticato. Certe conoscenze da vacanza, certi alberghi di mare in cui non sapresti neanche di aver alloggiato se non fosse che ci hai visto quella partita indimenticabile. Il mondiale per ora non ha perso il suo fascino e la sua natura, non del tutto almeno, ed ancora oggi lo si può vivere con occhi da bambino che guarda la palla, più che da adulto che guarda il calcio, a differenza dell'overdose calcistica invernale, di cui non potremmo mai fare a meno, ma per cui abbiamo dovuto barattere un po' delle nostre genuine emozioni, in cambio della copertura totale, della pay per view e dell'HD.

giovedì 3 giugno 2010

Casa dolce casa!

La strada è ancora molto lunga, ma la scelta è fatta. Laura e io abbiamo preso casa insieme. "Era ora!" è stato il commento medio di parenti e amici nelle ultime settimane e ci sta tutto. Io incasso e sto zitto, poi chi ci è più vicino, sa a cosa è dovuta un'attesa così lunga, degli altri non mi interessa. La cosa importante è che abbiamo trovato il posto giusto per noi. Dopo tanto peregrinare tra case medie, grandi, con giardino e senza, fuori città e vicino alla città e nuovo e ristrutturato e da ristrutturare, come spesso accade abbiamo preso dove non avrei mai pensato. Benchè la zona fosse quella più desiderata e di questo siamo ben felici, la scelta alla fine è un appartamento, abbastanza grande da starci per un po' di anni, abbastanza vicino alla città ed ai nostri genitori da poterli andare a trovare in bici, ma abbastanza fuori da vedere tanta campagna dalle finestre. Come sempre, le cose migliori stanno a metà strada. Come mi aveva sempre detto Laura, che una casa se l'era già comprata, deve essere la casa a scegliere te e non te a scegliere la casa e così è stato! Quando abbiamo visto l'appartamento ci siamo sentiti che poteva diventare casa nostra, malgrado ci accorgessimo che cosa andasse bene e cosa invece fosse da sistemare. Non può esistere un posto che ti soddisfi in tutto fin da subito no? Ora si tratta di modellarcelo addosso e sarà un piacere ed un divertimento farlo, sapendo che, come dicevo sopra, dobbiamo fare ancora un sacco di strada. Per ora abbiamo firmato soltanto un preliminare, ma nei prossimi mesi dobbiamo vendere l'appartamento di Laura, sistemare e arredare quello nuovo, fare un sacco di piccole grandi cose che costeranno tempo, denaro e fatica, ma che sono certo, ci daranno grande soddisfazione.
Siccome il mondo non è tutto rose e fiori, devo sottolineare il lato negativo dell'operazione immobiliare: lascio il territorio amico, per trasferirmi in quello arciodioso dei borgatari dotati di vanga. Mi ci vorrà un po' per abituarmi all'idea, ma, grazie a Dio, le radici di Ghisiglieri non vengono estirpate, ma solo rinvasate un po' più in là. Una volta preso possesso della nuova dimora, costruiremo il nostro avamposto in terra nemica, in attesa del primo giro di contrada, se mai lo faranno. Intanto abbiamo già commissionato formella in ceramica con stemma unicornato da attaccare sopra al campanello, tanto per non lasciare spazio ad equivoci.
Una volta che saremo ben sistemati sarà un piacere immenso poterci lanciare in inviti per aperitivi, cene, dopocena, pokerate e partite con la wii e tutti quei pretesti per stare con i nostri amici, finchè c'è un pochino di spazio siamo ben disposti a stringerci per le persone che ci vogliono bene.

giovedì 15 aprile 2010

I love spot


Io amo la pubblicità. Mi piace proprio seguirla intendo, se sono davanti alla tv, così come mi piace ascoltarla alla radio e mi piacciono i messaggi dei cartelloni pubblicitari. Mi piace perchè ci trovo del genio, a volte, perchè alcuni spot sono piccoli capolavori di estro, così come mi piace valutare e condannare quelli mediocri, come se il mio unico parere potesse in qualche modo decidere le sorti del prodotto in questione. Mi ha sempre indisposto chi si affretta ad impugnare il telecomando appena c'è l'intervallo pubblicitario, anche perchè trovo lo zapping compulsivo assolutamente irritante. Ammetto che certi spot siano decisamente poco piacevoli perchè poco originali o perchè troppo assillanti. Su tutti il martellamento della telefonia mobile e fissa e la gara infinita della storia più assurda e complicata, con testimonial sempre più improbabili (l'ultima accoppiata Hunziker - Travolta proprio non mi funziona). Di solito non mi piace molto lo spot familiare, tipo prodotti della prima colazione o prodotti per la casa, perchè ne escono sempre dei luoghi comuni mostruosi, con famigliole improbabili dove la primogenita ha 15 anni e la mamma 25. Senza contare quelli irritanti per assurdità della situazione, tipo la checca del viakal, che dopo anni di convivenza con due avvenenti signorine, si ostina a sgurare il lavandino del bagno quando passa mammina a trovarlo... forse mammina preferirebbe un figlio etero con qualche alone sul rubinetto non credi?!? Fanno eccezione in questa categoria gli spot Barilla. Una musica malinconica, un po' di immagini tanto quotidiane quanto originali e ottengono sempre un risultato che esce dal coro, senza per forza ingaggiare chissà chi per promuovere lo spaghetto n° 6. La pubblicità con i campi di grano nel centro delle città italiane era poeticamente geniale!
Tolti quelli scadenti dunque, una capacità dello spot televisivo ben riuscito è quella di associarsi ad un determinato periodo della vita. Alcuni ci sembra di rimuoverli dal cervello, ma se capita di guardare una qualche videocassetta datata di quando ancora i film li registravamo su Italia 1 il sabato sera, mi accorgo che le pubblicità me le ricordo tutte. Se per caso sento le note di un vecchio jingle, parole e slogan mi vengono in mente in automatico. Sarò stato un bambino teledipendente o sono un adulto teledipendente forse, ma cosa c'è di più natalizio della vecchia pubblicità della Coca-Cola? "Vorrei cantare insieme a voi in magica armonia...".
Un altro aspetto affascinante sono per esempio quei casi in cui conosci benissimo lo spot pubblicitario, non riesci a toglierti la musica o il tormentone dello slogan dalla testa, ma non ricordi cosa reclamizza! In quel caso non saprei dire se si tratta di una pubblicità riuscita molto bene o molto male, fatto sta che quando la ritrovo in televisione non posso fare a meno di guardarla di nuovo.
In conclusione sono affascinato dall'arte di mandare, o meglio di imprimere un messaggio in pochi secondi, facendo sì che esso spicchi in mezzo a tanti altri. Forse sono un pubblicitario mancato o forse vorrei avere anch'io quella capacità di sintetizzare coinvolgendo che certi spot hanno, oppure sono solo colpito dal fatto che, nella pubblicità, si possa congelare un pezzo di storia, si fotografi la società del periodo in cui essa viene trasmessa. Qui di seguito metto due spot, lontanissimi per messaggio ed epoca, che inquadrano, ognuno a modo proprio, un pezzo di mondo, come poche altre forme d'arte possono fare ai giorni nostri.



martedì 2 marzo 2010

I cinque cerchi, l'HD, le medaglie di legno e San Giuliano!


Vancouver 2010. Le Olimpiadi Invernali che ho seguito di più di sempre, tra le dirette notturne sul divano, fino alle differite del sabato e domenica pomeriggio. Lo sci alpino l'ho visto tutto. Gare bellissime, cadute, rimonte, sorprese e su tutti lo squadrone USA, che insieme all'intramontabile Bode Miller, mette in campo due super sciatrici che oltre ad essere forti son pure belle, che per questo sport è abbastanza raro. Oltre agli appuntamenti classici ho visto cose che mamma Rai non si era mai degnata di trasmettere, tipo l'half pipe. Emblematica la decisione del palinsesto di Raitre che, alla finale dell'half pipe (evento più seguito nel mondo insieme alla serata inaugurale e un paio di eventi dello sci alpino) ha preferito una partita di girone del curling. Vabbè.... non siamo qui a fare polemica sulle competenze della tv di stato, anche perchè io i giochi li ho seguiti su Sky, con una copertura ed una preparazione totali, e forse per l'HD o forse per la possibilità di seguire eventi più o meno inediti in Italia, mi sono rimaste impresse un bel po' di cose.
Di certo l'organizzazione canadese ha funzionato bene, ma non benissimo. Gravi problemi tecnici nel cronometraggio delle gare di pattinaggio veloce che, a mio parere, hanno fatto risaltare quanto fosse stata impeccabile l'organizzazione di Torino 2006 in cui non c'è mai stato un intoppo che fosse uno (poi dicono che gli italiani...). Per contro devo invece sottolineare che sono rimasto impressionato dal vedere come sia stato combattuto il maltempo e la scarsità di neve. A parte i camion e gli elicotteri che hanno spostato tonnellate di neve naturale per innevare l'halfpipe e la pista da cross, mi ha lasciato senza parole vedere che, tra un atleta e l'altro nella gara di slalom maschile, ci fosse un addetto per ciascun palo che si preoccupava di asciugarlo accuratamente così che gocce ed umidità non finissero sulla maschera dello sciatore successivo.. servizio da Dubai City più che da nord America.
Ora bisogna venire alle note dolenti: il medagliere azzurro. Mai così male. Un disastro la squadra di sci alpino, praticamente uguale quella di fondo a parte l'argento di Piller Cottrer e un mezzo miracolo di Pittin nella combinata nordica, che è una disciplina che proprio non ci appartiene. Si salva l'intramontabile Zoeggler con la quinta medaglia in 5 Olimpiadi e la Fontana col bronzo nello short track. Proprio la Fontana credo sia l'emblema di un malessere organizzativo che affligge più di una federazione italiana. Portando l'esempio del pattinaggio viene da chiedersi se sia giusto che la federazione chieda un contributo spese agli atleti, per poi pagare viaggio e soggiorno ai dirigenti ed alle loro mogli. Oltre a questo abbiamo grandi limiti tecnici degli allenatori, denunciati sempre dalla Fontana in uno sfogo durissimo ai microfoni di Sky al termine della sua ultima gara, in cui non mi voglio addentrare perchè non sono pratico di pattinaggio, ma che penso sia riconducibile anche allo sci alpino. Non si può presentare una squadra in conferenza stampa come se dovesse spaccare il mondo e una settimana dopo essere lì a compiacersi della medaglia di legno nel gigante femminile perchè ci è andata vicino. Credo che si debba capire perchè non vinciamo più certe gare, anche in coppa del mondo, rendersi conto che lo sci va sempre più verso le discipline veloci (ormai il gigante è più simile ad un super G per la distanza delle porte), fare un bell'esame di coscienza e ammettere i propri sbagli. Giusto dire che abbiamo bisogno di più impegno da parte delo stato, giusto chiedere più finanziamenti allo sport che non vadano solo nel calcio, così come è giusto dire che a scuola lo sport debba diventare davvero materia di insegnamento e non uno sfogo ricreativo cui lo studente guarda come se fosse l'intervallo. Nascondersi soltanto dietro a questi pretesti e a un po' di sfortuna (che c'è anche stata, per esempio nella discesa di Werner Heel anche lui medaglia di legno) sarebbe troppo immaturo, sarebbe un classico scarica barile all'italiana di cui ora non c'è bisogno. Bisogna tirare una riga e ricominciare da capo perchè gli interessi sono troppo alti per rinunciarci, anche quelli economici.
Ora che ho detto quello che penso e che ho fatto un bel quadretto all'italiana tra federazioni che non funzionano, soldi statali mal spesi e mogli col viaggio pagato, è giunto il momento di dire che italianissima è anche la grande vittoria del Razzo! E' Italiana perchè viene all'ultimo secondo, con l'ultimo azzurro in gara. E' italiana perchè sa di miracolo sportivo e di impresa fatta col cuore. E' italiana perchè arriva nella gara più bella, nella specialità che ancora è regina per tecnica e fascino che trasmette.
Giuliano "Razzo" Razzoli, da Razzolo (Re) ha vinto la medaglia d'oro nella gara di slalom speciale delle Olimpiadi. L'ha fatto come Tomba alla sua prima Olimpiade, così come Tomba viene dagli Appennini e al posto di un italiano stentato condito di inflessioni tedesche, ha un bell'accento emiliano, schietto e divertente. Come Tomba ha vinto il 27 di Febbraio, a 22 anni esatti di distanza da quel collegamento con Calgary, per cui interruppero "addirittura" il festival di San Remo. E' italianissimo il Razzo così come lo è la sua vittoria, che quasi quasi salva l'Olimpiade della "frana azzurra" così come sarebbe giusto ribattezzare l'ex squadrone che una volta era detto la valanga. Questo ragazzo ha già vinto un paio di gare di speciale in coppa del mondo e spero possa fare ancora di più in futuro, però bisogna dargli la possibilità di andare oltre. E' ora che i suoi allenatori allarghino le sue competenze anche ad altre discipline (almeno il gigante) così come la federazione deve prendersi la responsabilità di proteggerlo dall'inevitabile onda mediatica che lo investirà domani al suo ritorno in Italia. Lui, a differenza di altri atleti, la federazione l'ha ringraziata al termine della gara, non sappiamo se l'abbia fatto per correttezza o per reali meriti. Di certo oggi, almeno su questo fronte, le cose funzionano quindi non è il caso di andare a pasticciarle ulteriormente. Viene da chiedersi soltanto se 4 anni fa questo ragazzo, allora 21enne, non avesse fatto l'apripista alla gara olimpica del Sestriere e non avesse fatto registrare il terzo tempo di manche, stando davanti a campioni mondiali e olimpici, siamo sicuri che oggi sarebbe dove sta? Siamo sicuri che la federazione lo avrebbe mai notato e avrebbe investito su di lui? Meglio non cercare risposte forse, anche questo è un sistema all'italiana, per non rischiar di trovare quelle sbagliate. Ora godiamoci questo campione che dopo essere cresciuto sulle nevi umide e pesanti dell'Appennino è andato a vincere sotto la pioggia canadese, così per ricordare a tutti che per vincere bisogna partire dal basso e sapersi sporcare un po' col fango, quando serve.

venerdì 5 febbraio 2010

80's mania!

Abbiamo sempre un po' denigrato gli anni 80.
Storicamente li ricordiamo come un decennio di eccessi in cui sono scaduti la musica, con l'abuso del playback e dell'elettronica, e l'abbigliamento, con l'avvento delle firme e delle manie adolescenziali. Sono stati gli anni che qualcuno ricorda come quelli della fine della moralità: il boom del porno, i conflitti tra atei e chiesa cattolica, i socialisti al governo... Eppure oggi quando parliamo di anni 80 li vediamo sotto una luce diversa, non so perchè, ma sento che qualcosa è cambiato. Sarà che dal 1980 sono passati ben 30 anni, ma quello che ci sembrava vecchio e assurdamente fuori moda, ora comincia ad apparirci vintage! Io da parte mia ho sempre amato gli '80, forse perchè li associo ad una spensierata fanciullezza/adolescenza è vero, però non credo sia solo per quello. Chi si ricorda quando quelli più grandi di noi paragonavano sempre tutto agli anni 60 perchè erano quelli del boom, quelli del benessere, gli anni delle minigonne e delle proteste giovanili... quelli che purtroppo non torneranno più? Beh io negli anni 60 non c'ero e quindi non posso averne nostalgia. Forse per la mia generazione la golden age è stata proprio quella degli eighties. Allora perchè non lo diciamo una volta tanto: ci piacciono gli anni 80 e ci sono sempre piaciuti. Ci piaceva farci il risvolto ai jeans per far vedere la calza Burlington. Ci piaceva la felpa Best Company verde pastello con i due mega-pini in rilievo. Allo stesso modo ci sentivamo alla moda ascoltando Sandy Marton, Rick Hustley e Nick Kamen col nostro innovativo walkman. Era impossibile saltare una puntata del Drive In per poi commentarla il lunedì mattina a scuola, con un occhio di riguardo per le scollature di Carmen e Tinì! Non siate ipocriti, non dite di no... la stragrande maggioranza dei miei amici ha concluso gli '80 tra i 12 e i 16 anni e queste cose erano il nostro pane quotidiano. Non venite a dirmi che il consumismo, la corruzione, la classe dirigente, la coscienza ecologica... dai... oggi è tutto identico, le cose brutte sono le stesse e anche di più, le cose belle invece sono meno patinate, meno divertenti, meno eccessive! E quindi il tutto ci prende un po' meno, andiamo in cerca di qualcosa che non c'è più, di una spensieratezza passata che non poteva derivare soltanto dalla nostra giovane età. Forse ogni periodo andato ci fa sentire un po' di nostalgia e magari, come il vino, ha bisogno di stare lì in decantazione per diventare buono. Avrei voluto tirare fuori dalla cantina un po' di eighties juice ben stagionato, per goderci quelle belle sensazioni che la giusta dose di malinconia sa darci, magari con un bel video rappresentativo di tutto quello che ho detto, però non riesco a trovare una cosa sola, qualcosa che racchiuda tutto forse neanche esiste. Quindi, in puro stile eighties, facciamo un bel mix di tutto quello che vale la pena portarsi nel terzo millennio. Postate quello che vi piace o semplicemente quello che vi viene in mente di quegli anni, così che riusciamo a scambiarci qualche memoria passata, così da non perderci neanche un ricordo!

lunedì 25 gennaio 2010

20 Gennaio 2010: l'ultima sigaretta!

Alle ore 18,00 del 20 gennaio 2010 ho fumato l'ultima sigaretta della mia vita!
Molti di voi staranno dicendo che sono passati solo 5 giorni, che sicuramente ci ricasco, che non posso saperlo adesso e cose di questo genere qui... Io non discuto giustificate perplessità e ragionevoli dubbi su questa affermazione, però ribadisco: io so che quella era la mia ultima sigaretta! Lo so grazie a una condizione mentale e psicologica che mi si è creata nella testa grazie al libro di Allen Carr "E' facile smettere di fumare, se sai come farlo".
Sono convinto che i fumatori all'ascolto in questo momento, siano colpiti dalla stessa ondata di scetticismo che ha colpito me quando mi sono imbattuto in questo libro per la prima volta. L'ho comprato quasi un anno fa ed è stato nel cruscotto della mia auto per mesi, poi all'inizio di quest'anno ho deciso di leggerlo perchè mi sono convinto a voler smettere di fumare. Sono rimasto sconcertato da quanto, pagina dopo pagina, questo libro ti apra la mente verso un modo di vedere le cose completamente diverso da quello cui siamo abituati normalmente. Questo libro, che di per sè non è ben scritto, è molto ripetitivo e non ha apparentemente alcun contenuto interessante, ti aiuta invece a smantellare riga dopo riga, parola dopo parola tutte le paure che ti fanno ogni giorno rimandare il momento in cui proverai a smettere. Ogni fumatore in fondo al suo cuore vorrebbe smettere, il punto è che ha paura di dover affrontare sofferenze immani nel farlo. Il signor Carr, che altro non era che un geniale conoscitore della psiche umana, ti presenta i responsabili della tua dipendenza, quelli che lui chiama "il piccolo mostro nello stomaco" ed "il grande mostro nel cervello". Carr li ritiene il frutto di un continuo lavaggio del cervello cui inconsciamente siamo sottoposti e li addita come fautori della sofferenza, perchè di questo in fondo si tratta, cui si sottopone quotidianamente ogni fumatore, aiutandoti a capire come combatterli e come scacciarli una volta e per sempre. Non voglio aggiungere altro sui contenuti di questo libro, perchè se anche uno solo dei fumatori che leggono questo post dovesse essere interessato ad usarlo per smettere, non deve avere altre anticipazioni da me, ma deve leggerselo tutto d'un fiato come ho fatto io, seguendo con attenzione i ragionamenti e le istruzioni in esso riportati. Ricordate soltanto che non ci sono formule magiche, nè pacchetti da incartare, nè caramelline o costosi surrogati alle erbe da assumere... è solo una questione di testa e di aprire la mente a punti di vista differenti.

Il signor Allen Carr era un commercialista londinese, fumatore accanito, che dopo svariati tentativi di smettere con i metodi classici tutti miseramente falliti, ha capito che sarebbe stato facile affrontando la cosa con la giusta mentalità ed ha deciso di condividere questa illuminazione col mondo intero, attraverso il suo libro ed i suoi centri Allen Carr's Easyway. Così facendo è diventato uno dei più grandi esperti mondiali sul tabagismo, pur non essendo nè un medico nè uno psicologo, ma soltanto uno che l'ha vissuta in prima persona. Allen Carr è stato un fumatore per 33 anni e poi un non fumatore per 23. Purtroppo è morto 3 anni fa all'età di 72 anni per un tumore ai polmoni. Aveva smesso... ma non per tempo evidentemente. Egli però ha lasciato un'eredità al mondo e io mi sento in dovere, non potendolo ringraziare di persona, di dire a voi, miei amici fumatori, che vale la pena provarci prima che sia tardi, prima che un domani abbiamo a pentircene, così che anche voi a breve abbiate voglia di dire "grazie signor Carr!".

lunedì 11 gennaio 2010

Anno nuovo vita nuova!

E' giunto il momento di rinverdire le pagine del blog. I social network e i troppi impegni mi hanno tolto tempo e stimoli, però adesso mi manca troppo aggiornare queste pagine, anche a costo di farlo per il mio puro piacere personale, tenendo conto che i miei fedelissimi lettori non saranno più tali dopo tanti mesi di assenza. Da un po' stavo pensando che sarebbe stata ora di tornare a pubblicare qualcosina, ma se devo essere onesto la spinta finale me l'ha data il post di un caro amico, pubblicato circa un mese fa come commento all'ultimo argomento trattato. Questa manifestazione di fedeltà mi ha commosso. Vedere che malgrado la mia prolungata assenza qualcuno si sia preso il riscaldo di spronarmi ancora ad aggiornare questa pagina, mi ha fatto capire che avere questo piccolo spazio di mondo a mia (nostra) completa disposizione è un'opportunità da non perdere. La richiesta espressa in quel commento ormai non sono più in tempo a soddisfarla e poi non potrei in nessun modo descrivere meglio quella situazione, quindi mi limito a pubblicare con un bel copy and paste, non prima però di aver detto un sincero: grazie!

sono molto amareggiato nel vedere questo angolo di mondo-web così triste e desolato...

provo a smuovere le acque sperando che nn sia solo un sassetto in un mare di desolazione, proponendo un articoletto natalizio sulla serata del 23 che ci appresteremo a vivere ancora una volta e per l'ultima volta tutti insieme a casa Ghisiglieri...

coraggio master web site...dacci qualche segnale di vita....

MI SEMBRA FOSSE IERI… (ode strampalata non in rima a via ghisiglieri)

…svolto a destra e varco l’arco….
Sassoso il cammino verso il portone, che quando si apre, mi scalda il cuore…
Urla, abbracci,tanto calore…ad aspettarmi una piccola figura amica col suo solito, grigio pallore…
Più avanti seduto e di schiena accomodato, siede regale il Gianca, del suo angolo innamorato.
E subito partiamo con racconti, risate e derisioni..
di paolone non si salvan nemmeno i pantaloni..
Ma basta subito una piccola distrazione e negli occhi del pastorello scatta fatal un gran terrore:
“..quello strano gigante dalla felpa colorata, nel cul mi sta infilando quell’enorme zampognara!”

La tavola è imbandita..luccicante di colori…
La salama non è tradita, sempre ricca di sapori.
Grana come pioggia, Bacco se la ride… Tony ormai gorgheggia, anche stanotte al suo fiato non si sopravvive!
regali ricercati, regali riciclati, la sorpresa è stampata in faccia, ma del mio salame nemmeno oggi c’è più traccia.
Poi si gioca a carte, e le urla si alzan disperate…forse meglio passare al pokerone, almeno li Giovannino si sente un gigantone….
Ormai son le 3 di mattina,
della voglia di uscire non c’è traccia,
ma passami un buzz
che agli ingegneri faccio fare una figuraccia.
Un altro natale è già alle porte…ci aspetteranno altre cene…altri baccanali…ma il primo e per me il più sentito, è quello dove poi perdo fiato, colore ed udito…
Gli anni passeranno, le case cambieranno, i capelli cadranno, e le rughe raddoppieranno…

…solo una volta all’anno volto in via ghisiglieri…
Ma è ancora Natale, e mi sembra solo ieri.