martedì 2 marzo 2010

I cinque cerchi, l'HD, le medaglie di legno e San Giuliano!


Vancouver 2010. Le Olimpiadi Invernali che ho seguito di più di sempre, tra le dirette notturne sul divano, fino alle differite del sabato e domenica pomeriggio. Lo sci alpino l'ho visto tutto. Gare bellissime, cadute, rimonte, sorprese e su tutti lo squadrone USA, che insieme all'intramontabile Bode Miller, mette in campo due super sciatrici che oltre ad essere forti son pure belle, che per questo sport è abbastanza raro. Oltre agli appuntamenti classici ho visto cose che mamma Rai non si era mai degnata di trasmettere, tipo l'half pipe. Emblematica la decisione del palinsesto di Raitre che, alla finale dell'half pipe (evento più seguito nel mondo insieme alla serata inaugurale e un paio di eventi dello sci alpino) ha preferito una partita di girone del curling. Vabbè.... non siamo qui a fare polemica sulle competenze della tv di stato, anche perchè io i giochi li ho seguiti su Sky, con una copertura ed una preparazione totali, e forse per l'HD o forse per la possibilità di seguire eventi più o meno inediti in Italia, mi sono rimaste impresse un bel po' di cose.
Di certo l'organizzazione canadese ha funzionato bene, ma non benissimo. Gravi problemi tecnici nel cronometraggio delle gare di pattinaggio veloce che, a mio parere, hanno fatto risaltare quanto fosse stata impeccabile l'organizzazione di Torino 2006 in cui non c'è mai stato un intoppo che fosse uno (poi dicono che gli italiani...). Per contro devo invece sottolineare che sono rimasto impressionato dal vedere come sia stato combattuto il maltempo e la scarsità di neve. A parte i camion e gli elicotteri che hanno spostato tonnellate di neve naturale per innevare l'halfpipe e la pista da cross, mi ha lasciato senza parole vedere che, tra un atleta e l'altro nella gara di slalom maschile, ci fosse un addetto per ciascun palo che si preoccupava di asciugarlo accuratamente così che gocce ed umidità non finissero sulla maschera dello sciatore successivo.. servizio da Dubai City più che da nord America.
Ora bisogna venire alle note dolenti: il medagliere azzurro. Mai così male. Un disastro la squadra di sci alpino, praticamente uguale quella di fondo a parte l'argento di Piller Cottrer e un mezzo miracolo di Pittin nella combinata nordica, che è una disciplina che proprio non ci appartiene. Si salva l'intramontabile Zoeggler con la quinta medaglia in 5 Olimpiadi e la Fontana col bronzo nello short track. Proprio la Fontana credo sia l'emblema di un malessere organizzativo che affligge più di una federazione italiana. Portando l'esempio del pattinaggio viene da chiedersi se sia giusto che la federazione chieda un contributo spese agli atleti, per poi pagare viaggio e soggiorno ai dirigenti ed alle loro mogli. Oltre a questo abbiamo grandi limiti tecnici degli allenatori, denunciati sempre dalla Fontana in uno sfogo durissimo ai microfoni di Sky al termine della sua ultima gara, in cui non mi voglio addentrare perchè non sono pratico di pattinaggio, ma che penso sia riconducibile anche allo sci alpino. Non si può presentare una squadra in conferenza stampa come se dovesse spaccare il mondo e una settimana dopo essere lì a compiacersi della medaglia di legno nel gigante femminile perchè ci è andata vicino. Credo che si debba capire perchè non vinciamo più certe gare, anche in coppa del mondo, rendersi conto che lo sci va sempre più verso le discipline veloci (ormai il gigante è più simile ad un super G per la distanza delle porte), fare un bell'esame di coscienza e ammettere i propri sbagli. Giusto dire che abbiamo bisogno di più impegno da parte delo stato, giusto chiedere più finanziamenti allo sport che non vadano solo nel calcio, così come è giusto dire che a scuola lo sport debba diventare davvero materia di insegnamento e non uno sfogo ricreativo cui lo studente guarda come se fosse l'intervallo. Nascondersi soltanto dietro a questi pretesti e a un po' di sfortuna (che c'è anche stata, per esempio nella discesa di Werner Heel anche lui medaglia di legno) sarebbe troppo immaturo, sarebbe un classico scarica barile all'italiana di cui ora non c'è bisogno. Bisogna tirare una riga e ricominciare da capo perchè gli interessi sono troppo alti per rinunciarci, anche quelli economici.
Ora che ho detto quello che penso e che ho fatto un bel quadretto all'italiana tra federazioni che non funzionano, soldi statali mal spesi e mogli col viaggio pagato, è giunto il momento di dire che italianissima è anche la grande vittoria del Razzo! E' Italiana perchè viene all'ultimo secondo, con l'ultimo azzurro in gara. E' italiana perchè sa di miracolo sportivo e di impresa fatta col cuore. E' italiana perchè arriva nella gara più bella, nella specialità che ancora è regina per tecnica e fascino che trasmette.
Giuliano "Razzo" Razzoli, da Razzolo (Re) ha vinto la medaglia d'oro nella gara di slalom speciale delle Olimpiadi. L'ha fatto come Tomba alla sua prima Olimpiade, così come Tomba viene dagli Appennini e al posto di un italiano stentato condito di inflessioni tedesche, ha un bell'accento emiliano, schietto e divertente. Come Tomba ha vinto il 27 di Febbraio, a 22 anni esatti di distanza da quel collegamento con Calgary, per cui interruppero "addirittura" il festival di San Remo. E' italianissimo il Razzo così come lo è la sua vittoria, che quasi quasi salva l'Olimpiade della "frana azzurra" così come sarebbe giusto ribattezzare l'ex squadrone che una volta era detto la valanga. Questo ragazzo ha già vinto un paio di gare di speciale in coppa del mondo e spero possa fare ancora di più in futuro, però bisogna dargli la possibilità di andare oltre. E' ora che i suoi allenatori allarghino le sue competenze anche ad altre discipline (almeno il gigante) così come la federazione deve prendersi la responsabilità di proteggerlo dall'inevitabile onda mediatica che lo investirà domani al suo ritorno in Italia. Lui, a differenza di altri atleti, la federazione l'ha ringraziata al termine della gara, non sappiamo se l'abbia fatto per correttezza o per reali meriti. Di certo oggi, almeno su questo fronte, le cose funzionano quindi non è il caso di andare a pasticciarle ulteriormente. Viene da chiedersi soltanto se 4 anni fa questo ragazzo, allora 21enne, non avesse fatto l'apripista alla gara olimpica del Sestriere e non avesse fatto registrare il terzo tempo di manche, stando davanti a campioni mondiali e olimpici, siamo sicuri che oggi sarebbe dove sta? Siamo sicuri che la federazione lo avrebbe mai notato e avrebbe investito su di lui? Meglio non cercare risposte forse, anche questo è un sistema all'italiana, per non rischiar di trovare quelle sbagliate. Ora godiamoci questo campione che dopo essere cresciuto sulle nevi umide e pesanti dell'Appennino è andato a vincere sotto la pioggia canadese, così per ricordare a tutti che per vincere bisogna partire dal basso e sapersi sporcare un po' col fango, quando serve.